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venerdì 10 agosto 2007

Tarantino a Venezia, nel segno del western e di John Woo

Al prossimo Festival di Venezia, Quentin Tarantino sarà il padrino di un genere che lui ama molto: il western all'italiana. Quando era un ragazzo e lavorava come commesso in una videoteca, cominciò ad appassionarsi al cinema. Che sia un caso che proprio in Kill Bill spieghi la differenza tra un normale 'commesso in un negozio di dischi' e un super eroe? Chissà, certo è che, se l'obbiettivo era passare dal primo al secondo, si può dire che ci sia quasi riuscito. Ma che film prediligeva allora? Passava ore a guardare gli spaghetti-western e gli altri film italiani degli anni sessanta e settanta. In particolare, i polizieschi diretti da Ferdinando Di Leo a cui lui ripete sempre di essere debitore. La scena di "Pulp Fiction" in cui John Travolta e Samuel L. Jackson si dirigono nella stanza del giovane spacciatore per farlo fuori, è copiata da una pellicola del regista italiano.
Nelle scene d'azione, però, Tarantino è stato influenzato anche dalle produzioni cinematografiche di Hong Kong. Chi ha visto i film di gangster prodotti in Oriente, non si è entusiasmato quando è uscito "Le Iene" (1991). All'epoca, critici e spettatori osannarono l'abilità di Quentin Tarantino di presentare in modo nuovo una banale storia di rapina a mano armata. I delinquenti erano descritti come persone comuni, che parlano di musica, cinema, sport, di quanto sia importante lasciare la mancia alla cameriera (perché ne ha davvero bisogno) e di come eseguire una rapina senza correre troppi rischi. Per loro, assaltare una gioielleria era un lavoro come un altro. Il capobanda - che nel film viene paragonato al personaggio La Cosa dei Fantastici 4 - esige che i suoi uomini indossino un completo classico nero ed occhiali neri, allo scopo di sembrare tutti uguali. Le sparatorie, si svolgono in ambienti chiusi, con grande spargimento di sangue. Non ci sono inseguimenti per le strade, spettacolari esplosioni o effetti speciali.
In realtà, tutto questo era già presente in due film prodotti ad Hong Kong, diretti da John Woo ed interpretati da Chow Yun Fat: "A better tomorrow" (1986) e "The killer" (1989). In questi due capolavori, il protagonista è un delinquente che si veste solo di nero, parla poco, spara in ambienti chiusi (facendo scorrere fiumi di sangue) e considera il suo mestiere un attività come un altra. Il killer non perde mai la calma, anzi agisce con fredda determinazione curando i dettagli come farebbe un ingegnere mentre progetta una casa. Il personaggio di Chow Yun Fat ebbe tanto successo ad Hong Kong, che i mafiosi veri iniziarono a vestirsi e comportarsi come lui. In genere, il cinema trae ispirazione dalla realtà. In quel caso, avvenne l'esatto contrario. "A better tomorrow" ebbe due seguiti, uno diretto da John Woo e l'ultimo da Tsui Hark. Il protagonista, invece, rimase Chow Yun Fat. Senza "A better tomorrow" e "The killer", non ci sarebbe stato "Le iene". Se "Le Iene" non avesse avuto il favore di pubblico e critica, probabilmente, Tarantino non avrebbe girato i successivi film. Quindi, l'acclamato regista americano deve molto al cinema di Hong Kong.

Bisogna riconoscere il merito, a Quentin Tarantino, di aver saputo trarre il meglio da quei film e di averli adattati alla realtà americana.

Luca De Franco - Affari italiani, cultura e spettacolo - Libero.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

Thanks for writing this.