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venerdì 24 agosto 2007

Tarantino torna a Venezia a testimoniare il suo amore per gli Spaghetti Western

32 i film scelti per la Storia segreta del cinema italiano 4, curata da Marco Giusti e Manlio Gomarasca.
Prendete un paese nella frontiera col Messico, mischiate un eroe maledetto in cerca di vendetta, un cattivo che più cattivo non si può ed una bella dalla dubbia reputazione, aggiungete condimento di sceriffi, yankee e sudisti, indiani, missionari, e cercatori di facile fortuna e servite con un pizzico di revisionismo colto. Questa la ricetta degli Spaghetti Western e del loro ritorno alla ribalta nel 64esimo Festival del Cinema di Venezia.

Per molti anni questo prolifico filone, con oltre 450 film in due decenni (’60 e ’70) è stato considerato cinema di serie B. Produzioni di scarsa qualità, con budget limitato e storie ripetitive. Brutte copie del genere western -quello vero di Hollywood- a cui cercava di somigliare anche attraverso i nomi d’arte, tutti rigorosamente anglofoni, di attori e registi nostrani.

Il loro contributo alla cinematografia mondiale però è stata rivalutata, grazie soprattutto all’opera di Sergio Leone (Bob Robertson, nel suo primo film). La sua trilogia del dollaro –Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il Buono, il brutto, il cattivo (1966)- è diventata oggetto cult, in cui un giovane Clint Eastwood, privo di espressione e di nome, manteneva lunghi silenzi, interrotti soltanto dalle straordinarie colonne sonore di Ennio Morricone. Tra i grandi meriti del maestro Leone c’è stato quello di contaminare di realismo le storie western, presentando eroi dall’animo oscuro e la faccia sporca, l’esatto opposto del cavaliere immacolato, ad iniziare dal cappello, che John Wayne aveva così spesso rappresentato.

E la rivalutazione è totale quando Quentin Tarantino, in un video promozionale del luglio scorso non esita ad affermare: “gli spaghetti western non sono mai stati davvero apprezzati… sono uno dei miei generi favoriti nell’intera storia del cinema italiano e mondiale.” Ed invitando a partecipare al Festival di Venezia, promette: “molti registi che non sono mai stati appropriatamente riconosciuti, lo saranno.”

Il suo amore per il genere non è nuovo, così come è evidente l’influenza che questo ha esercitato sulla cinematografia del regista americano. Da Le Iene, film dell’esordio nel 1992, a Pulp Fiction (1994), l’iconografia della violenza esercitata da pistoleros urbani, antieroi maledetti dalla psicologia complessa, riprende l’estica, anche se rivisitata in chiave moderna, dei western "realisti" di Leone.

Ma è in Kill Bill Vol. I e II (2003, 2004) dove ritorna in pieno il leit motive degli spaghetti western, il buono (in questo caso la buona Uma Thurman) sconvolto dalle violenze subite si scatena in cerca di vendetta, tra duelli e sparatorie.

Dimostra la sua riconoscenza Tarantino: il suo debito creativo saldato dalla dedica, nei titoli del film, al maestro Sergio Leone. E così, diventa padrino di una selezione di lungometraggi che vedremo restaurati e riproposti nella più importante cornice del cinema italiano. Una carrellata di titoli cult, tra cui:

Per un pugno di dollari di Sergio Leone (1964): apre la rassegna il 29 agosto, presentando il pistolero solitario "senza nome", Clint Eastwood, che si vende per un pugno di dollari facendo il doppio gioco tra due bande nemiche.

Django di Sergio Corbucci (1966), dove un mitico Franco Nero, arriva in un sperduto paese di frontiera per vendicare la morte della moglie.

Un fiume di dollari di Carlo Lizzani (1966), dove il pistolero Jerry, torna dopo 5 anni di carcere per vendicarsi dell’ex-complice e riabilitarsi come uomo di legge.

La vendetta è un piatto che si serve freddo di Pasquale Squitieri (1971), con la variante del villaggio del protagonista, Jeremiah, distrutto dagli indiani americani, che poi in realtà si scopre essere bianchi senza scrupoli in cerca di nuove terre da sfruttare.

Lo chiamavano Trinità di Enzo Barboni (1970), che ha segnato il debutto della coppia Bud Spencer e Terence Hill, rivoluzionando i western, con l’introduzione di una irresistibile comicità.

Per gli amanti del genere c’è da farsi una scorpacciata!

(agoramagazine.it)

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